Nell’immaginario collettivo lo sfegatato giocatore di videogame è spesso raffigurato da un ragazzo non molto sportivo che trascorre gran parte della propria giornata sprofondato in poltrona e circondato da cibo tutt’altro che salutare.
Bazzicando l’ambiente degli eSports, pratica discussa anche all’ultima edizione di Enada, la più importante fiera dedicata al gioco d’azzardo, settore di cui fa parte anche casino.netbet.it, scopriamo come questa fotografia sia tutt’altro che veritiera.
Perché trasformare quello che inizia come un passatempo in un vero e proprio lavoro non è impresa semplice. Oltre a un’innata abilità nel destreggiarsi fra joystick e pulsanti colorati serve anche una certa resistenza fisica.
E’ per questo che negli ultimi anni i professionisti dei videogiochi hanno affiancato alle sessioni d’allenamento davanti lo schermo del computer anche quelle in palestra oppure all’aria aperta.
Di eSports si parla ormai da diverso tempo.
In Italia è il 1984 quando viene fondata l’AIVA, acronimo che sta per Associazione Italiana Video Atletica. Il suo scopo primario è quello di vigilare sui campionati di videogame che via, via stanno prendendo piede anche nel Belpaese.
L’anno successivo, in occasione del Salone Internazionale della Musica, l’AIVA organizza a Milano addirittura il primo “Campionato Italiano di Video Atletica”. Non dobbiamo però immaginarci un’arena con tanti giocatori seduti alle proprie postazioni. Una delle rare immagini di quell’evento giunte fino ai giorni nostri somiglia a quelle scene che, chi ha qualche capello bianco in testa, avrà visto mille volte nei bar e nelle sale giochi degli anni Ottanta: un ragazzo in piedi davanti a un cabinato e gruppetti di curiosi tutt’attorno.
Ma nonostante il boom dei videogame, facilitato dall’arrivo nelle case degli italiani di computer sempre più performanti, l’AIVA si scioglie nel volgere di qualche anno.
Il resto è storia abbastanza recente.
E’ del 2014 la nascita di GEC, vale a dire Giochi Elettronici Competitivi, settore sportivo di Asi ed ente riconosciuto dal Coni. Mentre tre anni più tardi, alla conclusione del 2017, muove i primi passi la Federazione italiana degli E-Sports.
I numeri diffusi dalle ultime ricerche svolte in Italia, poi, parlano di 3,3 milioni di persone che nel corso del 2017 hanno giocato con titoli che possiamo definire a tutti gli effetti eSports. Non solo. Ammonterebbero a 260.000 circa gli individui che quotidianamente seguono gli eSports, mentre quelli che lo fanno saltuariamente sarebbero circa 1 milione.
E il futuro cosa ci riserverà?
In attesa di conoscere se gli eSports faranno parte dei giochi olimpici, una decisione da parte del CIO è attesa in occasione di Tokyo 2020, di sicuro c’è che molte delle tecnologie utilizzate nei videogame sono ormai prese in prestito anche dagli sport più tradizionali. Pensiamo a quanto avviene nel motociclismo e nell’automobilismo con i simulatori, ormai indispensabili per mettere a punto i bolidi a due o quattro ruote e centrare la vittoria. Ma tutte queste tecnologie hanno fatto il loro ingresso anche nel granitico mondo del calcio, tanto che uno dei club più prestigiosi dell’Inghilterra allena i tempi di reazione dei propri portieri sfruttando uno schermo gigante con luci multicolori.